martedì 1 novembre 2016

Divergent


La semplicità spesso rende tutto più reale, forse anche plausibile, verosimile. Quando ho affrontato questa lettura era già stato invaso dalla storia delle fazioni, da Tris e Quattro, dall'addestramento degli intrepidi e le simulazioni, dagli Abneganti in lotta con gli Eruditi, da.... Insomma: Avevo già visto il film!
Il valore di questo libro risiede effettivamente nella storia, nel mondo prefigurato dalla scrittrice, nell'idea di dividere le persone a seconda delle loro attitudini, grazie ad un test che le misura, verso una casa. Sei coraggioso? Altruista? Razionale?
Il post catastrofe, sia essa una guerra o un epidemia, si ripete come in molte sceneggiature, in molti libri o addirittura cartoni animati.
Ma qui acquista una naturalezza che sorprende. Il racconto di Beatrice in prima persona permette di respirare questo mondo, il suo crescere e mutarsi da rigida a intrepida, vera e sfrontata, da umile e timida, accompagna il lettore. L'idea sembra quella di restare ad un livello superficiale e permettere a chi legge di approfondire il profilo psicologico dei protagonisti, lo strano rapporto tra familiari, quello con la madre e la difficoltà di comprendere a fondo qualcuno con cui dividi la vita da sempre.
Il coinvolgimento sarà totale quando si comprenderà la straordinaria divergenza di Tris e soprattutto il suo significato. Perchè l'idea di essere un eroe, da debole a unico, forte e coraggioso, almeno in un mondo tutto nostro, rotto solo dal rumore delle pagine che si sfogliano e dal nostro respiro, prende le nostre insicurezze e le trasforma in virtù, le nostre paure in scenari da affrontare.
Ci ritroveremo a chiederci: "e adesso? Che succederà?" Mangiando le parole per andare più in fretta, per conoscere il dopo, il poi..per sapere che succederà tra lei e Quattro.
Quando questo accade, al di là del valore del libro, dello stile, della ricercatezza, l'immagine che ogni lettore proietta di se trova finalmente compimento:
un divano, una coperta, un the caldo (magari fuori piove!) ed un libro con una storia da scoprire, diversa e fantastica ma realistica e concreta.
ps. e poi continua....



Titolo : Divergent
Autore: Veronica Roth
Edizioni: De Agostini
Anno: 2011
Voto: 7


lunedì 18 luglio 2016

L'affaire Moro - Leonardo Sciascia




L’affaire Moro.
Chi era Moro? L’uomo del nondire, in ritardo e solo nel vecchio palazzo, mentre la democrazia cristiana tutta entrava nella fase della scomparsa delle lucciole e preparava le azioni che le consentirono di mantenere il potere e di sedersi più comodamente nelle poltrone del nuovo palazzo, uscendo dal legame di continuazione col regime fascista, cambiamento i cui sintomi come sempre si avvertono nel linguaggio nuovo che viene utilizzato dai protagonisti e, suo malgrado, dalle vittime come Moro, il “meno implicato di tutti”, ancora solo e indietro ma primo tra coloro che si espressero per non dire.
Il linguaggio è protagonista di questo saggio, meraviglioso e vorticoso volo che decolla dalla rabbia di Pasolini per i responsabili della scomparsa delle lucciole, le candeline dei pastori, e sale lucidamente in quota analizzando le parole, trasmettendo le paure, le riflessioni ed il percorso che grazie a quelle lettere, ed alle azioni che le resero possibili, ridicole ed avventurose, a seconda dei punti di vista, pubbliche e private, ci raccontano la verità, la storia, le responsabilità rispetto ad uno degli affari più rappresentativi della natura umana, del potere politico e della sua ingenuità, della storia del nostro paese.
Sciascia sa di parlare al silenzio, ma con la speranza che la sua Relazione di minoranza sull’inchiesta, allegata al volume e stringata per permetterne un lettura maggiore, non cada nel vuoto.
L’assunto del saggio, “opera letteraria” nelle parole dell’autore, è quello della veridicità delle lettere che Moro scrisse dal “tribunale del popolo”, mentre il mondo politico e la stampa spergiuravano si trattasse di opera di un pazzo o della mano sapientemente camuffata dei suoi carcerieri. La figura dell’uomo che si autocensura, convinto che le sue parole sarebbero state modificate, cosa che non avvenne, trasformando la sua arte del nondire appunto, il politichese della nuova fase della D.C., in quella del dire senza averne l'aria.
Una lucida analisi dei fatti (settanta lettere furono recapitate dai brigatisti!) e delle parole a testimonianza dei dubbi sull’operato dello Stato e della trasformazione dell’uomo: La presa di coscienza di essere solo una pedina sacrificabile e sacrificata forse, di uno Stato appunto che improvvisamente decide di essere forte, integerrimo, e di non trattare con i terroristi.
I fatti si diceva, e i mille interrogativi che depongono a sfavore di una tesi ufficiale montata a dovere dai media e proclamata ai quattro venti dai leader. Uno su tutti: Ma perché se la macchina militare dello Stato era al massimo dei giri, se i brigatisti erano braccati, o quasi, questi ultimi si sono sentiti in dovere e in sicurezza tanto da recapitare molteplici lettere tra cui anche gli auguri di Pasqua del prigioniero alla propria famiglia, rischiando in ogni istante la cattura e la propria vita?
Si china il capo per leggere queste righe che vi prenderanno come un rompicapo, un puzzle, un tangram ma solo perché presi da tanta capacità, dal ragionamento di un’autore che non ha bisogno certo di elogi o presentazioni. Si china il capo di fronte alla consapevolezza, scoperta piano, come un tessuto sfilato via, della rassegnazione a tanta consapevole vergogna, di uno stato inesistente, incapace volutamente forse di difendere un suo cittadino, un membro della sua comunità insediata su di un territorio, con una lingua ed una cultura comune, uno Stato appunto che ha lasciato a morire un uomo solo ed indietro perché “il meno implicato di tutti”.
Le parole che echeggiano nel silenzio di un palazzo vuoto.

Titolo: L'affaire Moro
Autore: Leonardo Sciascia
Edizione: Piccola Biblioteca Adelphi
Anno: 1994 (1978 prima edizione)
Voto: Nessuno.

domenica 3 luglio 2016

Comici Spaventati Guerrieri - Stefano Benni


Un Lupetto, giovane cambattente dello sport dal pallone calciato, alla ricerca della fantomatica isola del "qui si può!" ed una lucertola, Lucio, rugoso vecchio professore perso nei suoi ricordi, eroico gladiatore tra i piccoli grandi inconvenienti della terza (facciamo quarta) età, si ritrovano investigatori di un omicidio, forse, che ha spento le speranze di un giovane calciatore, Leone l'allegro (troppo allegro). Ci sono anche Lucia, la sua fidanzata e Lee, il grande Lee.
Il mondo di Stefano Benni si presenta subito senza mezzi termini, con personaggi così concreti e verosimili, ma al tempo stesso fantasiosi e impossibili, almeno dando retta alle parole con cui sono descritti.
Intorno, la realtà sempre vista dagli occhi e con le parole di chi osserva, dal punto di vista del personaggio che la affronta, un piccolo ragazzino amante del pallone, un vecchio ma arzillo professore, un pazzo inarrestabile cultore delle arti marziali.
E poi i luoghi, pericolosi come un Condominio o la periferia post industriale.
Tante emozioni: rabbia, tristezza, spensieratezza, umiltà e gentilezza, arroganza e quel pizzico di rassegnazione di fronte all'ignoranza che solo la scialuppa di salvataggio dell'immaginazione può sconfiggere, mantenendoti a galla col tuo umorismo.
Oppure la giustizia, forse veramente di un altro mondo, quello dei sogni e dei sentimenti veri, espressione violenta delle mani e dei calci di chi non ci sta, non si arrende, neanche alla propria pazzia.
Folle folle mondo dove alla fine i ricchi arroganti restano impuniti, i bambini vengono sgridati dai genitori, i pazzi scappano ed i vecchi, strano a dirsi, muoiono.
Leggetelo finchè siete in tempo.
È stato il primo libro che ho comprato e sentito mio, non come proprietario sia chiaro, ma come Comico Spaventato Guerriero.

Titolo: "Comici Spaventati Guerrieri"
Autore: Stefano Benni
Editore: Feltrinelli
Anno: 1986
voto: 9.

di Roberto Teòfani

giovedì 30 giugno 2016

"Sei la mia vita" - Ferzan Ozpetek



Dovevo aspettarmelo. Del resto abbiamo imparato a conoscerlo, a cercare in quegli occhi pieni di vita la scintilla delle emozioni e il baratro del dramma, le prime donne incipriate e le storie più profonde, nascoste sotto lo zerbino. Un libro che racconta una storia d’amore parlando di una vita nella quale quell’amore non c’era, per poi farti ripiombare nel presente più concreto che si possa immaginare e più innocente in cui si riesca a credere. Un amore che può essere bambino, fanciullesco o senile, pazzo e folle sempre e comunque.
La vita che Ferzan Ozpetek ci racconta è la sua, o meglio, è la sua e quella di chi gli sta attorno, di chi dagli anni settanta fino a poco tempo fa lo ha accompagnato alla scoperta della vita e di Roma.
Fa un certo effetto rivivere con lui le storie che ha raccolto e che ha vissuto ed accorgersi che sono tutte, o quasi, presenti nei suoi film, a partire dalla sua terrazza in via Ostiense, dalla sua amica trans (“Le fate ignoranti”) alla storia dei fratelli omosessuali (“Mine vaganti”), la casa con i fantasmi (“Magnifica presenza”), le avventure al buio e la libertà sessuale del Buco. Ma soprattutto tante storie che parlano d’amore, della sua forza, amore senza pregiudizi o distinzioni economiche e sociali, fisiche o culturali, amori folli e insensati, drammatici e contorti, semplici e splendidi fatti di sacrificio anche e di dolore, di attimi e di spensieratezza.
Tutto questo viene raccontato durante un viaggio in auto, alla persona affianco a te, all’amore della tua vita. Tutto proprio come in un film di Ferzan, dove ad un certo punto sai che dovrai fare i conti con la vita, con la morte e con il dolore, con la verità e con i propri sentimenti. Anche quelli nascosti da inutili vezzi, scontrosi astii giornalieri o stupide bugie, con cui prima o poi dovrai confrontarti e a cui pagherai di sicuro un prezzo salato.
E come in un film, arriva, solo alla fine però, la verità, il presente, la drammatica svolta e soprattutto, la scelta. Forse non sarà mai chiaro quanto un amore viva di momenti, un sentimento si possa alimentare dai drammi, dalla morte, da eventi che lo salvano da una routine logorante e lo condannano al tempo stesso a spegnere ogni pensiero di felicità futura, di progetto comune. Ma la vita ha questa incredibile forza alla quale resiste, pazzo e incosciente, vero e insolente solo l’amore.
“La verità è che non esiste amore senza follia. E che soltanto chi ama follemente può sapere cosa significa voler bene davvero a qualcuno.
Io lo so.”

Titolo: “Sei la mia vita”
Autore: Ferzan Ozpetek
Editore: Mondadori
Anno: 2015
Voto:7



















di Roberto Teòfani
(pubblicato su www.lifestylemadeinitaly.it)